Fare l’amore. Già semplicemente questa espressione verbale sembra in qualche modo fuori moda, e quasi sempre è sostituita con espressioni solo apparentemente equivalenti: fare sesso, scopare, accoppiarsi, copulare etc. etc.
Proviamo a inserire “Fare l’amore”, su Google: i risultati sono disarmanti, si va dalle “dieci ragioni per fare l’amore” (tra le quali troneggia al primo posto: per fare esercizio fisico) ad un breve catalogo delle posizioni principali (missionario, pecorina etc.), passando per le dieci regole per far bene l’amore (prima regola per lei: dominare la presenza dei peli superflui, prima regola per lui: lavarsi).
Nel migliore dei casi si finisce su siti che reclamizzano libri o corsi che promettono tecniche pseudo-tantriche per far l’amore tutta la notte e raggiungere orgasmi di intensità da scala Mercalli.
Insomma non si trova granché e quel poco è davvero deludente. Eppure, almeno apparentemente internet è stracolmo di sesso, o meglio di pornografia, ogni 38 minuti viene creato un nuovo sito porno, un quarto delle ricerche sui motori di ricerca riguarda il sesso ed i fatturati dell’industria del porno sono a livello di quelli delle principali emittenti televisive americane messe assieme. Tra tutti i naviganti della rete, ben il 75% degli uomini ed il 25% delle donne sono fruitori, occasionali o abituali, di questa valanga di cybersesso.
Sesso virtuale che dipinge una maniera di “fare l’amore” o meglio di fare sesso, totalmente stereotipata e falsa. Che, malgrado ciò, per molti rappresenta un modello, se non altro virtuale. Rapporti sessuali monotoni in cui le sequenze sono sempre uguali, quasi sempre permeati di violenza, in cui i preliminari non esistono ed i corpi sono limitati ai soli organi sessuali, e quasi non c’è ulteriore contatto tra uomo e donna. Abbracci, carezze e baci sono tabù. Appartengono al mondo dell’affettività, non a quello del sesso. (continua)
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